Hanno scritto di lui - Carlo Bazzoni

Carlo Bazzoni
L'uomo e la sua arte
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Hanno scritto di lui

Giorgio Di Genova
Gianni Franceschetti
Andrea Goesch
Fausto Grimaldi
Jean Jennart
Franco Miele
Anita Nardon
Antonio Orlini
Achille Pace
Mario Pedicini
Stephan Rey
Maria Daniela Salvati
Massimiliano Sardina
Giuseppe Sciortino
Vittorio Scorza
Simonetta Serangeli
Robertomaria Siena
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Mario Valeri
Emilio Villa
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Giulio C. Argan
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Madlein Arnold
Fortunato Bellonzi
Carmine Benincasa
Tony Bonavita
Gaetano M. Bonifati
L'UOMO E LA SUA ARTE

Non mi va di analizzare in un confronto quanto gratificanti siano i suoi colori, nella diversità delle campiture di un Noide, né l’antitesi cara a Picasso e la metafora convincente di un Dova. Perché cerco in lui, Carlo Bazzoni, la poetica spirituale . Egli non dipinge per accontentare i galleristi o la gente ma per porre dilemmi, per accennare a problematiche, per risolvere antichi problemi di immagine e di spirito.
Il suo ottimismo non scaturisce dalla misconoscenza del male ma dal superamento dell’idea di male con la serenità della coscienza di chi l’ha vissuto e non si è fatto soggiogare.
Anche la morte non lo spaventa. Anzi se ne giova nel suo dipingere per trarne quelle colorazioni che scaturite dalla tristezza dell’evento trasmuta in preghiere che non cantano il Dies Irae bensì il Te Deum di chi ha raggiunto il limitare della gioia infinita.
Come ogni oggetto non rimane fuori di lui ma in lui si tramuta, così l’antico ed il futuro si assommano nel presente che egli vive e promuove a paradigma della sua arte-vita.
Dimostra così un immenso amore per tutte le cose, ognuna in egual misura, perché parte di un tutto che si coagula nella sua personalità. Tramuta il suo egoismo in altruismo, in quell’amore universale che sente salire da tutto il creato e che si catalizza nella sua vitalità e nel canto della sua anima.
Un infinito quindi composto di tante piccole cose che egli eleva a motori che muovono in una valenza cosmica il suo andare senza meta ma il cui arrivo è ben determinato.

Gianni Franceschetti



La sintesi innescata su volumi e cromie, che a tratti riecheggia talune ascendenze di Ad Reinhardt, Mark Rothko e Josef Albers, dà vita a una serie di miraggi interiori, tutti osservati dal di dentro. In essi predomina un’atmosfera sospesa e onirica, al tempo stesso astratta e concreta, come astratti e concreti sono i rivolgimenti interiori, i pensieri, i ricordi, le riflessioni.
Abilmente stesi sulla superfice, i colori hanno inoltre il pregio di ammorbidire lo chema lineare, smussandone il rigore d’impostazione. Ciò che ne consegue, in ultima analisi, è una pittura estremamente meditata (tanto nell’assetto esteriore quanto in quello dei “contenuti”) e autenticamente perseguita.
Nelle maglie della ricerca attuale, Bazzoni intreccia coscienziosamente taluni espedienti tecnico-stilistici propri del nutrito repertorio artistico antecedente – sarà convenevole ricordare che l’artista bolognese ha alle spalle un abbondante quarantennio di mostre personali, sempre scandito da un dialogo particolare tra metafisica e astrazione; va inoltre penzionata, al fine di esaurire più compiutamente il parallelo con le fasi creative del passato, la quanto mai singolare “trattazione” del tema del paesaggio bazzoniano, via via affrontato con soluzioni insolite e stranianti quali la visione del dipinto da più punti di vista (mediante la rotazione del supporto) o l’impiego di curiose piccole campiture relazionat come tessere musive.
Come nella produzione pittorica precedente, anche in questo nuovo gruppo di opere-finestre permane, inalterato, il sentore onirico-metafisico, sebbene qui stemperato nell’eterea impalpabilità della visione.

Massimiliano Sardina

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